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Ebbene si, visto che da qualche tempo se ne parla, oggi ho deciso di svelare la mia attività parallela su LinkedIn, cioè quella di ghostwriter.
Ma cosa significa in breve essere una LinkedIn ghostwriter?
Significa scrivere su commissione per i miei clienti, per quelli che, ad esempio:
- hanno idee ma non hanno capacità di scrittura
- non hanno idee
- non vogliono cimentarsi nella scrittura
- sono troppo impegnati per cercare le fonti
- non hanno tempo per scrivere
- trova tu un altro motivo…
In pratica, come Mr. Wolf in Pulp Fiction, risolvo problemi per tutte le categorie sopracitate, scrivendo articoli e post per LinkedIn e anche per i loro blog o siti.
Tutto ovviamente in ottica SEO, altrimenti Google non li considera nemmeno e se ciò accade il cliente non è per niente soddisfatto.
Ma come sono arrivata a questa funzione, che spesso completa quella di gestione delle pagine Linkedin, aziendali o personali?
Un po’ per curiosità, un po’ per necessità: durante il passato lock down mi sono trovata di colpo ferma, gli eventi erano tutti cancellati ed io ero chiusa in casa, come tutti, a riordinare e cucinare (il pane no, quello non l’ho fatto).
La mia natura mi porta a non stare ferma così ho studiato:
- tecniche di scrittura SEO
- funzionamento di LinkedIn
- scrittura creativa
provando nuovi stili, guardando film, visitando musei online, leggendo tanto, anche in lingua originale, vivendo insomma anche le vite di altri: così mi sono costruita una nuova identità che oggi mi rispecchia e mi consente di lavorare con ritmi miei.
Lavoro con aziende e professionisti in campi diversi:
- arte
- alimentari
- commercialisti
- fashion designer
-traduttori,
- coach
e altri, campi in cui riesco a muovermi agevolmente, dove non sia richiesta una formazione tecnico industriale ma solo tanta capacità di ascolto e di reperire fonti attendibili e scrivere di nozioni a volte difficili semplificandole, per renderle accessibili anche a chi cerca informazioni su LinkedIn ma non è del settore.
Ma come si fa?
Ovviamente non è facile: la flessibilità è alla base di questa funzione, si deve essere in grado di cambiare stile a secondo dell’argomento che dobbiamo veicolare.
In questo sono diventata poliedrica, forse proprio perché leggo tanto, dai manuali alla narrativa, partecipo a tanti workshop e incontri, sia online che di persona, proprio per incontrare persone da studiare, per assorbire le loro dialettiche e conoscenze.
Così mi adatto facilmente allo stile delle persone o aziende che devo rappresentare e nessuno sa che dietro a certi post ci sono io.
Personal Branding...
Alcuni esperti sostengono che non di deve affidare il proprio personal branding ad altri ma se non si è in grado di gestirlo forse è meglio demandarlo, stando ovviamente attenti che le mani in cui mettiamo la nostra reputazione siano adatte.
Segreto professionale? Certo!
E no, non dirò neanche sotto tortura chi sono o sono stati i miei clienti: una bella clausola del mio contratto di collaborazione, che ho inserito io, mi vincola a non rivelare mai per chi lavoro, tranne eccezioni concordate con il cliente: tipo se vincessi il premio Pulitzer, ma qui dobbiamo ancora aspettare che istituiscano una categoria per LinkedIn!
Foto di kirstyfields da Pixabay