L’ abbiamo tanto atteso e le aspettative erano alte, perciò la delusione è stata tanta.
Il nuovo decreto legge stabilisce misure fuorvianti per ciò che concerne le riaperture generando così confusione negli addetti a questo comparto, già così mortificato dalla pandemia.
Leggendo il nuovo decreto legge si notano differenze a nostro parere incomprensibili per ciò che riguarda le ripartenze:
Le fiere possono ripartire il 15 di giugno
Gli eventi (privati o aziendali) sono permessi solo da luglio
I ristoranti riaprono ma non si possono avere servizi di catering al chiuso.
I cinema possono riaprire ma non gli eventi al chiuso.
Una domanda
La domanda che mi sorge spontanea è: ma chi ha preso queste decisioni ha pensato bene a cosa sta facendo?
Le disparità sono evidenti e non supportate da ragioni valide, come denunciato da Federcongressi nella lettera inviata a Mario Draghi, “il Decreto non solo discrimina nuovamente la filiera dei congressi e degli eventi rispetto ad attività assimilabili ma dimentica completamente gli eventi aziendali, privati e i matrimoni”.
Senza contare che, ad esempio, per il comparto che si occupa di matrimoni la stagione comincia ora: non permettere la riaperture di location e dimore storiche rischia di far collassare del tutto un’attività come questa, che ha un indotto enorme costituito da catering, fioristi, allestitori, service luci e audio, solo per citarne alcuni.
I rischi
Queste riaperture così frammentate e non ben motivate stanno creando grande tensione nel settore, favorendo inoltre comportamenti non corretti da parte di operatori ormai allo stremo dopo oltre un anno di fermo, che ora stanno organizzando eventi al limite delle regole imposte.
Siamo un settore poco importante?
La sensazione è che il comparto eventi sia ancora considerato da molti come un settore poco importante, legato a qualcosa di superfluo: sarebbe meglio fermarsi a pensare che questo settore dà lavoro a quasi 600.000 persone in Italia: 600.000 famiglie che si sono trovate da un giorno all’altro senza il supporto necessario per vivere.
Forse così può sembrare meno superfluo?