IL TUO ADVERTISING È COMPRENSIBILE?


Lo confesso, il mio background come Account Director in agenzia di comunicazione e Project manager in azienda non mi abbandona mai.


Quando vedo una nuova campagna pubblicitaria (Atl, Btl o online) mi soffermo sempre a guardarla, vedo di percepire al meglio la sensazione che mi trasmette, poi la valuto con l’occhio critico di addetta ai lavori. 

Ma poi mi pongo una domanda: questa pubblicità mi fa capire in modo immediato qual è il prodotto che propone?

Beh, generalmente se parliamo di prodotti come auto o elettrodomestici la risposta è si, ma quando si comincia a parlare di servizi il discorso cambia.

Comunicare se stessi

Molte aziende o agenzie quando si comunicano o parlano dei propri prodotti lo fanno spesso in modo criptico e tecnico, con il risultato che l’utente, a meno che non sia un addetto ai lavori molto specializzato, non capisce di cosa si stia parlando.

Spesso vediamo offerte di servizi non necessariamente tecnici ma che, a prima vista possono sembrarlo: mi chiedo perché non si proceda a una comunicazione più lineare e approfondita, che già in prima battuta dia all’utente già un’idea di che cosa si tratti.



Mi spiego meglio: se, ad esempio, un’agenzia specializzata in eventi propone delle nuove modalità di fruizione degli eventi, deve certamente creare curiosità verso un servizio da loro stessi definito innovativo, senza svelarlo completamente, ma deve anche dare la possibilità all’utenza prospect di capire di cosa si tratta, altrimenti difficilmente verrà contattata da nuovi potenziali clienti.

Anche la scelta del canale è ovviamente importante: pubblicare inserzioni troppo tecniche, con tante slide su Instagram, ad esempio, non è il metodo migliore per comunicare.

Su Instagram l’immagine deve catturare immediatamente l’attenzione, il tempo di fruizione è molto veloce e l'utente medio difficilmente arriverà all’ultima slide, dove si trova la call to action o il link alla landing page.

Altro discorso anche per i post su Facebook: questo social, vocato principalmente all’interazione personale, poco si presta a comunicazioni complicate. 

Ma, mi direte, probabilmente lo scopo di una comunicazione così strutturata è quello di ingenerare un effetto teaser, per incuriosire l’utente e portarlo ad atterrare su una landing page o sul sito.

Mah! 

Certo è che i post di questo tipo su Instagram hanno un’interazione inesistente, con pochi like, di cui una gran parte sono di dipendenti o collaboratori dell’agenzia stessa.

Cosa ci dice questo?

L’interpretazione è soggettiva, certo, ed io non sono una Social Media Manager però sono un’utente specializzata nell’ordine in:

1. Eventi

2. Comunicazione

3. Copywriting

4. Social Media

5. Instagram

Quindi, non proprio un’utente sprovveduta, e quello che leggo in questo tipo di comunicazione è:

1. Supponenza

2. Incapacità di comunicare

3. Scorretta considerazione del mondo che c’è fuori dalla propria agenzia

4. Mancanza totale di empatia

5. Scarsa conoscenza delle metodiche social

 

Wikipedia dice...

Senza addentrarci troppo in pubblicazioni specializzate, Wikipedia  definisce così la pubblicità:

 “Caratteristica principale della comunicazione pubblicitaria è diffondere dunque messaggi preconfezionati a pagamento con l'obiettivo che il consenso si trasformi in atteggiamenti o comportamenti positivi da parte del pubblico o consumatore che non consistono solo o semplicemente nell'acquisto del prodotto o servizio: la pubblicità informa, persuade, seduce il pubblico ed è ritenuta corretta se fidelizza l'utente finale in base a principi civili e umanizzanti.” 

In Soldoni

Fare comunicazione significa dare informazioni corrette e coerenti, magari con un po’ di Storytelling che aiuti l’utente a percepire in modo trasversale il valore del prodotto o servizio che ci viene presentato.

Non a caso lo storytelling è l’erede legittimo dei cantastorie e delle metafore utilizzate fin dalla notte dei tempi per rendere comprensibili concetti altrimenti astrusi.

Perché il valore di quello che vendiamo sta anche nella comprensibilità e disponibilità al pubblico, non nell’esclusività intesa come difficile accesso ai più.

Sempre Wikipedia, come sinonimi di esclusivo propone:

  • destinato a pochi, chiuso, riservato, elitario, privilegiato, ristretto, selettivo.      

  • unico, senza uguali, singolo, individuale, irripetibile, selezionato, scelto

  • coperto da esclusiva,

  • brevettato.

 

Parafrasando Henry Ford…

Henry Ford diceva che 

"C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.”

Possiamo quindi permetterci di dire che, in nome dell’esclusività di un prodotto o un servizio, spesso si rischia di essere “esclusivi”, nell'accezione più stretta del termine: non inclusivi, riservati a pochi, quei pochi che saranno in grado di capire il messaggio che la nostra pubblicità trasmette.

E, come diceva un saggio, “meditate gente, meditate"!


foto di Gerard Altman per Pixabay