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Ho da poco terminato una serie di consulenze one-to-one, le mie preferite, in cui ho accompagnato diversi professionisti nel loro percorso di nascita e crescita su LinkedIn.
I casi erano tra loro molto diversi: un commercialista, una fashion designer, un event manager, un promotore finanziario, un piccolo gruppo di assicuratori e altri professionisti.
Perché non erano attivi su LinkedIn?
In comune avevano tutti la presenza totalmente passiva su LinkedIn, che per vari motivi non è stata fino ad oggi sviluppata:
- percezione di LinkedIn come sito vetrine per curriculum
- mancanza di idee
- mancanza di tecnica di base
Ora tutti questi professionisti e freelance, si sono trovati nelle condizioni di allargare i propri orizzonti, si sono perciò rivolti a me per capire le basi di LinkedIn e successivamente per affermare la propria reputazione su questa piattaforma.
Dopo il primo ciclo di lezioni sulle basi, su come predisporre un profilo efficace, siamo sbarcati alla fase successiva, quella cioè dei contenuti: cosa scrivo su LinkedIn?
Il problema principale
E qui è venuto fuori di tutto, perché, in effetti, lo scoglio più arduo da superare sembra essere proprio quello dei contenuti: dalla ricerca delle fonti, alle keyword, ecc.
Quello che però sono riuscita a far passare è proprio il concetto principale, cioè che conta quello che scrivi: i post possono essere corti o lunghi, frequenti o più rari, totalmente originali o ispirati da letture che abbiamo fatto.
Oppure riprendere conversazioni già in atto su LinkedIn, ma che apportino qualcosa di migliorativo o di originale.
Insomma, il motto di Bill Gates, non proprio l’ultimo arrivato, “content is king (o queen) è sempre attuale: come spesso dico a chi mi segue, piuttosto che dire cose banali e scontate è meglio tacere!
Già nel 1996 infatti il nostro Gates, attingendo a un concetto già espresso in precedenza dal magnate dei media Sumner Redstone dichiarava che “i contenuti sono l’oggetto su cui mi aspetto che vengano sviluppati la maggior parte dei guadagni su internet”.
E oggi sappiamo che è proprio così!
Come procedere
Quindi se:
- il nostro piano editoriale è ancora nella nostra testa ma non scritto
- le keyword che pensiamo di utilizzare sono troppo sfruttate
- non abbiamo messo a terra chi sono le nostre buyers personas
Se insomma, non abbiamo ancora le idee ben chiare, è meglio partire commentando i post del nostro feed che ci interessano.
Ma attenzione, anche il commento può essere un'arma a doppio taglio: commenti tipo “hey, grande”, oppure “bellissimo post" non solo non servono a far crescere la nostra reputazione ma, anzi, la affossano, dipingendoci come persone banali e senza idee.
Il contenuto è fondamentale anche nei commenti, che devono essere pertinenti, intelligenti ed aggiungere qualcosa alla conversazione.
Ciò non significa che debbano sempre essere seri, un po’ di ironia non guasta se usata bene.
Content is king
Nel mondo web di oggi siamo inondati di parole, video, presentazioni e altro: proprio per questo è importante veicolare idee, contenuti di valore che possano attrarre persone o aziende con concretezza, con nozioni vere e verificabili, che ci differenziano dal mare magnum dei servizi fake che oggi popolano il mondi online.
La scelta dei contenuti da condividere con i propri followers o prospect deve essere frutto di una scelta accurata, che richiede applicazione, studio e costanza.
Dobbiamo sempre ricordare che i contenuti che condividiamo dicono molto su di noi, e se ben scritti, portano al loro interno il potere della persuasione
In conclusione
La soddisfazione che ho ricavato da queste ultime consulenze è stata proprio quella di vedere i primi commenti scritti con testa e i primi post di contenuti, scritti bene e con visioni ed opinioni personali.
E sono certa che la crescita di reputazione ci sarà, basta ricordare, appunto, che il contenuto è sempre vincente!
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