Fuga dal lavoro dipendente: gli effetti della pandemia cominciano ora



Un fenomeno epocale

Un fenomeno che sta stravolgendo il mondo del lavoro, all'insegna di quello che oggi chiamiamo YOLO, un cambiamento epocale nel modo di coniugare la necessità di lavorare per vivere con la volontà di non perdere quello che la vita ci offre.

La pandemia ci ha fatto scoprire (o riscoprire) quello che da anni ci ripetiamo un po’ tutti e cioè che non si vive di solo lavoro.

Sembra un’affermazione un po’ trita e scontata ma in realtà gli avvenimenti degli ultimi due anni hanno portato prepotentemente in evidenza come la vita sia una situazione transitoria che non ci consente di rimandare all’infinito ciò che vogliamo fare.

Il primo segnale di disagio è stato rappresentato da una fuga di cervelli dalle grandi aziende, persone che in molti casi hanno deciso di gestire il proprio tempo in funzione delle proprie necessità e non più subordinandole a quelle aziendali.


Gli studi a supporto

Secondo Anthony Klotz, professore di Management alla Mays Business School del Texas, la causa di questa fuga è data anche dalla consapevolezza dei lavoratori che, causa pandemia, hanno realizzato come restare a casa e lavorare in proprio abbia abbattuto i costi relativi al lavoro, in molti casi aumentato le performance personali e in generale, abbia migliorato la qualità della vita.

Certo è che molti lavoratori dipendenti che prima rimanevano nel posto di lavoro fisso per necessità o per comodità, ora stanno rivoluzionando la propria vita lavorativa, a volte a discapito del reddito stesso ma a favore della qualità di vita personale.

Quello che non è chiaro però,  è se queste persone abbiano o meno pianificato la propria uscita dal mondo del lavoro dipendente con cura o se si siano semplicemente buttati, all’insegna appunto, della nuova filosofia YOLO, imperante soprattutto nelle nuove generazioni.

Un recente report di Facebook afferma che oltre il 40% dei suoi dipendenti sta pensando di non rientrare più al lavoro in modalità fisica o addirittura di licenziarsi: questo è il primo passo per una futura esperienza lavorativa freelance?

Certo non tutti potranno permettersi di licenziarsi, ma probabilmente saranno proprio le menti più brillanti ad andarsene, forti della loro competenza che potrà essere facilmente messa sul mercato alle proprie condizioni.


Nuove professioni in progress

Questo porta fatalmente alla nascita di nuove professioni, molto verticali e plasmate su specifiche necessità delle aziende.

Questo cambiamento in atto merita una riflessione approfondita, perché se da una parte la professionalità dei freelance viene sempre più apprezzata, dall’altra parte senza una pianificazione di dove si vuole andare non si arriverà da nessuna parte, con costi altissimi sia a livello economico che personale.

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Essere Freelance

Anni fa quando ho scelto di passare alla libera professione, forte di un contratto molto vantaggioso, non avevo capito che essere freelance è tutt’altra questione.

L’ho capito quando, decaduto il contratto e successivamente arrivata la pandemia, mi sono ritrovata a reinventare la mia vita lavorativa.

Fortunatamente ho avuto l’appoggio di altri freelance più strutturati, sia mentalmente che praticamente, di me che mi hanno indicato la via.
E ora posso dire di avere quello stile di vita che io chiamo “in pareggio”: lavoro e tempo libero quasi allo stesso livello.

Credetemi, un sogno per chi faceva ogni giorno le 9 di sera in agenzia e non conosceva mai sabato e domenica.


Attenzione: Questo ovviamente non significa che in alcuni giorni non ci siano emergenze nella scrittura di post e articoli, oppure la richiesta di un corso su LinkedIn urgente in data fissa o che non ci siano più eventi di domenica: c'è semplicemente una maggiore consapevolezza nella scelta dei lavori da svolgere.


Se stai pensando di fare questo passo ma hai tanti dubbi, parliamone: posso aiutarti a muovere i primi passi nel mondo dei freelance, con suggerimenti concreti e utili per la tua nuova vita.


Foto di Andrew Martin da Pixabay 
Foto di Peter Olexa da Pixabay