Oggi comunicare è facile, ma serve per trovare lavoro?

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Qualche giorno fa parlavo con un amico, giornalista di lungo corso, a proposito di esperienze e conoscenze comuni, vissute negli ultimi anni del secolo scorso (!).


Ci conosciamo da alcuni anni ma spesso non c’è tempo di approfondire i discorsi così solo recentemente abbiamo scoperto delle connessioni che vengono dal passato.

Riflettendo poi da sola, mi sono ricordata di come si comunicava e si lavorava nella Milano da bere degli anni ‘90, di quanti soldi giravano, delle tante opportunità e di come fosse più facile trovare lavoro nonostante fosse difficile essere contattati per un lavoro: niente social, niente o quasi cellulari, niente whatsapp.

Si cercavano le persone al telefono, con discrezione se al lavoro, oppure di sera a casa. Se c’era urgenza e non si trovavano si ricorreva a conoscenze comuni o parenti che potevano sapere dove trovarli.

Ricordo un aneddoto divertente: ero fuori a pranzo in un ristorantino dove andavo spesso ed ero conosciuta, quando mi avvisarono che c’era mia madre al telefono. Quando risposi mi disse che l’aveva contattata una conoscenza comune, dirigente di alto livello di una multinazionale top, che mi cercava per un progetto. Chiesi se stava facendo selezione, ma la risposta fu: “no, vuole proprio te, perché sei la persona giusta per questo lavoro”.

Bene, quella è stata una delle più belle esperienze lavorative della mia vita, mi ha arricchita e fatto capire quali erano le mie capacità e anche i miei limiti.


Difficile, vero? Oggi è impensabile.

Eppure le opportunità arrivavano, sempre mirate, senza recruiter che impazzivano con la selezione di centinaia di applications, mille profili da esaminare, alcuni fake, altri non bene posizionati con le giuste keyword e quindi scartati in partenza dai bot.

Ora il processo di selezione è questo: ma è quello giusto?

Oggi la richiesta di competenze è così variegata che i selezionatori stessi postano ricerche surreali, con retribuzioni assurdamente basse per lavori lunari, che neanche loro capiscono cosa siano.

Oppure richieste di figure così multitasking da essere un insulto per chi ha passato anni a specializzarsi in un campo.

Oggi i processi di selezione non funzionano più, leggiamo ogni giorno su LinkedIn di persone che hanno risposto a decine di inserzioni o mandato tanti cv e non sono stati selezionati né tanto meno ringraziati per l’application.

O peggio, hanno fatto tre o quattro colloqui spesso con domande preimpostate e inconcludenti per poi essere scartati in virtù di non si quale giudizio, spesso da recruiter giovanissimi e senza nessuna conoscenza del settore che stavano trattando.


Ma quale può essere la risposta a un problema così grave?

Oggi professionisti dai 50 anni in su non hanno nessuna chance di essere selezionati tramite colloqui di lavoro di aziende o recruiter, a meno che non si tratti di professionisti di altissimo livello, pezzi unici nella loro professione che vengono contattati direttamente.

Personalmente ho smesso da tempo di rispondere ad inserzioni di lavoro, le opportunità di lavoro mi arrivano come una volta: tramite passaparola, sia fisico che su LinkedIn anche se su quest’ultimo la concorrenza è enorme e a volte spietata, dove ci si scontra con profili che spesso proclamano conoscenze che non hanno.


Voi come cercate  lavoro?

Fate ancora colloqui o vi muovete per reti di conoscenze personali?